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theselbmann

Jean de Santeul aveva ragione. E anche Eddie Murphy. E anche Charles Darwin.

E fu così che mi presi la navetta. La navetta costa meno. La navetta puzza, ma costa meno. E comunque non puzza certo come il Leonardo Express, quella cagata fotonica che commisi il grave errore di prendere una volta e non presi più. La navetta è il mezzo scelto dai turisti stranieri. A prenderla, ogni volta il numero di italiani si aggira intorno all’1%. Solitamente rappresentato da io, moi, me medesima. Inutile dire che è di estremo interesse. Potrei scrivere un’enciclopedia sulle meraviglie dei turisti stranieri alle prese con un bus navetta italiano per i due areoporti di Roma, capitale d’Italia. Probabilmente pensano di essere in Burundi. Eppure, magicamente, si arriva sempre entro gli orari stabiliti. Più o meno.

Ma non parlerò degli stranieri. Cioè, ne parlerò, ma da un altro punto di vista. Parlerò, invece, degli italiani. O meglio, degli italiani visti dagli stranieri. Difficile dire qualcosa di nuovo. In effetti, la cosa nuova è che non c’è niente di nuovo. Nonostante i secoli che passano veloci sotto i nostri culi, gli stranieri ci vedono sempre allo stesso modo. Con qualche piccola novità che vale la pena segnalare.

Iniziamo da una parola.

Romeing. Si tratta di una breve pubblicazione diretta per lo più ad un pubblico anglofono che viene distribuita gratuitamente. Io l’ho trovata mentre aspettavo il bus navetta insieme ai forestieri. L’ho presa. L’ho amata. E’ per me meraviglioso leggere taluni racconti, taluni commenti, taluni stereotipi ancora così in voga tra i turisti che vengono in biutiful icialia. Il numero di Romeing che mi è capitato sotto mano conteneva un racconto, una sorta di articolo di costume sugli italiani, visti da una straniera trapiantata qui. La rubrica si chiama A LIFE ROMANTIC. E dice tutto, credo.

La prima parte dell’articolo mi ha provocato una cospicua quantità di risate. Chiamerò affettuosamente l’autrice K. Sembra una ragazza molto simpatica. Racconta di essere stata invitata a cena da un amico italiano.

I arrived at his palazzo around 11 pm and even waiting on the street I could hear Bellini’s opera ‘Norma’, the aching cry of Maria Callas. Non è meraviglioso? Quanta gente conoscete che cena alle 11 ascoltando Bellini? Sarò io che sono una noiosona di merda, che ceno massimo alle 9 canticchiando gli 883. His apartment is the stuff of centro storico fantasy con quadri che definisce della provocative art of lovers kissing. Vabè ok, questo amico è semplicemente un ricco gagarino di quelli che si aggirano a Monti con un calice di vino, ecco chi è. E infatti: He has a glass of wine and a plate of prosciutto and burrata – arguably the most sensual of cheeses – waiting for me on the table while he checks in the kitchen that the pasta is al dente and not troppo cotta. A parte definire la burrata il formaggio più sensuale di tutti, se K viene a cena da me, mi vedrà in ghette da casa, struccata e probabilmente incazzata, mentre mi arrangio un sugo pronto e seguo lo streaming della Rai sul pc, per non perdermi le partite dell’Europeo. Probabilmente troverebbe questo molto pittoresco.

Continua dicendo che a cena hanno parlato di Il Piacere, di Gabriele D’Annunzio, che pare sia una specie di must per gli anglofoni. Io a cena parlo della rovinosa prova costume che ho fatto qualche settimana fa, mentre trangugio 3 etti di pasta. Poi parlano d’amore e K scrive: He denies having a current ‘flirt’ […] however his telefono flashes incessantly. […] After two years living in this city, I’ve learnt to take la verità as merely a version of the truth. E te pareva che il gagarino non era anche un truffaldino latin lover? Gli uomini che conosco io, alle 11 di sera portano il cane a fare la cacca, a qualsiasi temperatura e condizione atmosferica. Questo li fa incazzare, perchè nove volte su dieci quel cane è fondamentalmente il gioco dei figli. Loro gli tirano la palla. Alla merda deve pensare lui.

Poi K dice qualcosa di quasi vero. Dico quasi perchè manca clamorosamente la ragione di certi nostri comportamenti o atteggiamenti. Oppure no…chissà.

Vi spiego.

E’ vero che mangeremmo tranquillamente pasta e cornetti tutti i giorni della settimana, ma solo perchè è roba buona.

E’ vero che non abbiamo fretta di sposarci, ma non perchè siamo latin lover, semmai perchè difficilmente riusciamo a farlo prima dei 35 anni, perchè abbiamo difficoltà a reperire una paga che ci metta in sicurezza o quasi.

E’ vero che quando c’è un giorno di vacanza ce ne prendiamo un altro e facciamo ponte. Ma questa non è dolce vita. Lo facciamo perchè, grazie a Dio, non siamo tanto masochisti da non approfittarne. Quando moriremo nessuno ci farà un monumento al valore in ufficio. Non è facendo ponte che si fa la dolce vita. Vaglielo a spiegare…

Poi scrive una cosa interessante, l’unica assolutamente e irrimediabilmente vera: They (gli italiani) never go to church on Sundays but there are still a few things like sex or homosexuality o abortion that are not discussed with nearly as much candour as in other countries.

Si dice che uno è il peggior giudice di se stesso: troppo severo o troppo indulgente. Si dice che per avere un’opinione oggettiva devi sentire chi non ti conosce, chi ti guarda dall’esterno. Forse sta K ha capito più di quanto non sembri. Forse siamo tutti aspiranti gagarini di Monti, non vogliamo sposarci e la burrata è molto sensuale.

Comunque qualcuno dovrebbe dirle che quel cantante non si chiama Luca Battistini, ma Lucio Battisti.