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23/01/2013 Vulvodromo e Maxifalloteca
Ho deciso di non studiare oltre la mezzanotte. Come dice la mia saggia coinquilina Mary, la tua è una maratona, non una corsa di velocità. Così massimo a mezzanotte stacco e magari mi metto a leggere qualcosa di più piacevole del programma per il Concorsone di merda.
Così torno a uno dei miei amori, Stefano Benni. Sto leggendo un libro che avevo lasciato a metà tempo fa, non ricordo il motivo. Si tratta di La Compagnia dei Celestini. Non parlo mai di un libro prima di averlo finito, perché che ne sai magari mi delude, o ha un finale di merda, o mi annoia. Tuttavia di questo devo parlare in corso di lettura perché mi sta convincendo sempre più del fatto che Benni sia un gran bravo scrittore.
Saranno già comparsi, in 120 pagine circa, un numero esagerato di personaggi. I rischio è la confusione, il non riuscire a tratteggiarne bene neanche uno. Peccato che Benni sia schifosamente bravo e riesca a dare un’idea di tutti, ma proprio tutti i diversissimi personaggi in scena. Orfani, bambini misteriose, giornalisti, papponi, preti, assessori… Perché l’intento è sì di raccontare una storia ma anche quello di descrivere una nazione nella sua totalità, con tutte le sue sfaccettature, le ridicolaggini, le contraddizioni, le cagate, le vergogne. Si tratta di Gladonia, l’unico posto dove una boy band dal nome buffissimo intitola un LP Ogni Passata Speme.
Ma per descrivere un posto che non esiste devi usare una lingua che non esiste. Una lingua alterata per un posto alterato.
Che poi vabè, il posto non è così misterioso, esiste. Ci siamo tutti passati una volta nella vita. Tutti, non mentite!
Tag:gladonia, italia, la compagnia dei celestini, letteratura, lettura, libri, pallastrada, riccione, rimini, riviera adriatica, scrittori, Stefano Benni
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