16/01/2013 The shop must go on
Era questione di tempo. Sapevo che sarebbe presto uscito il primo pezzo nostalgico sulla crisi nera della HMV, l’ennesimo di quei pezzi che descrivono la mitica ambientazione in un glorioso passato, quello in cui tutti compravano cd, dvd e videogiochi originali. Quello in cui la parola “pirateria” si diceva a bassa voce e chi non avevano paura di essere beccato comprava le copie piratate dai vucumprà in spiaggia d’estate.
La HMV è un pezzo di storia inglese, un po’ come potrebbe essere considerata la Ricordi per l’Italia. Si tratta di una di quelle aziende che contribuiscono alla creazione dell’identità di una nazione. Durante i miei primi viaggi a Londra, tre cose mi affascinavano da impazzire: i negozi di dischi, la Tube e i punk. Passavo ore e ore nei negozi di dischi inglesi. Li spulciavo tutti, uno ad uno. In Inghilterra, molto più che in Italia, c’era questa cultura del “provare prima di comprare”. A me sembrava una cosa incredibile. Prendevo un cd, quatta quatta, restia… quasi come se ascoltarlo per vedere se mi piaceva fosse una cosa illegale e proibita.
Quando non potevo ascoltare il cd, mi chiedevo, chissà come sarà? E chissà com’è questa band? Eh già perché tu mica lo sapevi prima! Questo non lo dicono mai i menestrelli cantori del passato! Dicono che si stava tanto bene quando non c’era la pirateria digitale, che era tutto più diretto, spontaneo, che c’era il piacere della scoperta.
Uno degli articoli che mi ha più colpito è quello firmato da Willard Foxton, uscito oggi sul Telegraph. Foxton intitola il suo pezzo lanciando un j’accuse collettivo: è colpa di noi tutti se HMV fallisce. Purtroppo nel pezzo non è del tutto chiaro quale sia il nostro grado collettivo di responsabilità. Riusciamo solo a capire che può darsi che HMV abbia messo in campo una bad strategy, che il mercato è massively competitive e che, in parte, sono stati anche sfortunati (their luck was out too). L’intento di Foxton è comunque chiaro: lamenta il fallimento di un colosso della distribuzione paragonandolo ad altri giganti estinti, come Blockbuster.
È giusto, è comprensibile essere scossi da un fallimento di tali dimensioni, soprattutto perché un’azienda che fallisce porta come risultato più tragico la perdita di posti di lavoro.
Convincono poco, invece, le conseguenze che il giornalista e produttore televisivo individua come direttamente collegate al fallimento dell’industria della distribuzione.
Scrive infatti: What the death of HMV actually means is a major reduction in how customers will find music to listen to, games to play, and films to watch. Radio is polarised and websites deliver an edited selection as recommendations. It’s only in shops that buyers can mooch around and get into the buying mood, getting a sample played, feeling the product, impulse buying some 1920s experimental Jazz album.
Ma è davvero così? Veramente con meno negozi di dischi (o di film o di videogiochi) siamo destinati ad avere meno scelta? Utilizzando gli innumerevoli canali attraverso i quali la musica viene diffusa in rete, le possibilità di incuriosirsi ed avvicinarsi a prodotti fuori dai circuiti radiotelevisivi è aumentata. Magari non siamo più soliti gironzolare (smooch around) per un negozio, ma gironzoliamo spesso e volentieri in rete, alla scoperta di artisti meno conosciuti o alla riscoperta di quelli più noti. Chi di no svilupperà un interesse particolare per una certa produzione musicale, fosse anche il jazz sperimentale degli anni 20 o la produzione secentesca di Claudio Monteverdi, avrà voglia di approfondire e documentarsi. Magari vorrà concedersi il piacere dell’acquisto di un prodotto originale.
Sempre come conseguenza della scomparsa di luoghi dove comprare prodotti dedicati all’intrattenimento, Foxton afferma che sarà very hard for a teenager to actually buy entertainment – with no access to an adult’s credit card, it’s very hard to buy things online if you’re an under 16.
Vorrei rassicurare Foxton sul fatto che quando ero adolescente avevo comunque bisogno di un adulto che mi desse i soldi per comprare un cd, perché io non possedevo soldi miei. Dovevo chiederli, esattamente come oggi una ragazzina di 14 anni chiederebbe insistentemente al suo papà di comprarle on line il nuovo singolo dei One Direction.
Non è ancora del tutto chiaro quale sia il futuro di quei pochi negozi che ancora vendono prodotti di intrattenimento. The question now is whether high street retail is dead for good, scrive il giornalista.
La cosa certa è che non esisteranno più i colossi della distribuzione per come li abbiamo conosciuti. Non saranno più le grandi aziende che erano prima, semplicemente perché questo non serve più. E dunque? I negozi sopravviveranno? I negozi devono necessariamente sopravvivere, perché ci sarà sempre un’utenza che cerca un luogo dove comprare fisicamente il prodotto che cerca. Ma spesso quel prodotto che cerca, oggi nei negozi non lo trova. O magari lo trova, ma costa troppo.
Tag:Blockbuster, cinema, film, HVM, musica, pirateria, videogiochi
- 5 comments
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Permalink # MrChreddy said
Purtroppo è la stessa cosa che sta succedendo qui da noi con FNAC Italia. Fra poco chiude, 600 persone a casa arrivederci e buona sera. E’ una cosa che mi tocca da vicino.
Però è facile dare la colpa ai download illegali, alla pirateria e palle varie.
Un po’ meno facile andare a cercare i veri motivi.
Io sono uno che scarica un sacco di roba. Ma ne compra anche tanta altra e che tutte le volte gli gira il culo.
Ho il cofanetto di Indiana Jones in DvD e poi me lo sono ricomprato in Blu-ray perché è uscito quello figoso, molto più di quello in dvd, spesa complessiva intorno ai 100 euro.
Mi conveniva scaricarli in .mkv ad alta definizione? Sì.
L’ho fatto? No, perché sono un appassionato ed un collezionista.
Farò la stessa cosa con il prossimo cofanetto? Non credo, i soldi mica li gratto dai muri.
La Paramount fallirà? Cazzi loro, la prossima volta fanno uscire una edizione unica completa, invece che una così così e una buona.
L’ultima volta che sono stato a Londra da HMV ho speso 90 € in DvD, prendendone una 20na, tra cofanetti ed edizioni speciali che qui non usciranno mai.
Quindi HMV non fallisce per colpa mia.
Stessa cosa Blockbuster.
Fallisce ovviamente per la pirateria.
Mica perché faceva pagare un noleggio 5 €.
Mica perché aveva dei commessi che non sapevano nemmeno scrivere i titoli dei film o non conoscevano nemmeno i film che uscivano.
Mica perché se volevi vedere Lawrence D’Arabia non lo avevano, ma avevano 49 copie di Natale A Cancoon con Boldi e De Sica.
Mica perché quando prendevi un DvD era così rovinato che dovevi sacrificare un vitello alla luna per sperare che il lettore DvD lo leggesse.
Per la pirateria, ovvio.
Perché la colpa è sempre degli altri, mai della gestione a cazzo di cane delle società, della vendita di un videogioco (che dura 8 ore) a 70€, o della qualità dei Cd, dove, se va bene, c’è una canzone decente e 15 pezzenti.
Volete i nostri soldi? Producete roba di qualità, in modo onesto, a prezzi decenti.
Scusa i francesismi sparsi, ma ‘ste cose mi fanno alzare la pressione 😛
Permalink # theselbmann said
MrCreddhy for President NOW!
Permalink # crimson74 said
A chi tocca nun s’engrugna: qualche anno fa, le grandi catene si misero d’impegno per affossare i piccoli negozi e adesso causa download più o meno legale, rischiano di fare la stessa fine… dispiace per chi ci lavora, ma in fondo la fine era prevedibile: insomma, a ben vedere l’acquisto su Internet equivale a servirsi su un megastore globale, restandotene a casa: entri, provi, compri. Semmai c’è da riflettere sul fatto che in questo mare magnum si può riscoprire il piacere del rapporto diretto col piccolo negoziante che magari ti consiglia; non che questo nei megastore a volte non capiti, ma il tempo è poco, non ti puoi mettere certo a chiacchierare col commesso di turno… Certo è vero che se vuoi farti un’idea della musica, puoi rivolgerti anche qui alla rete e leggere decine di pareri, ma secondo me il modello del piccolo negozio potrebbe in qualche modo sopravvivere proprio grazie a un ‘rapporto umano’ di certo diverso da quello offerto dalla Rete o dai punti vendita delle grandi catene…
Permalink # theselbmann said
e poi se i punti vendita devono rimanere devono essere più forniti…
Permalink # Blockbuster è morto, HMV è in coma e anche la FNAC non si sente molto bene - Nerds' Revenge | Nerds' Revenge said
[…] post di oggi doveva avere tutt’altro argomento, poi ieri sera mi è capitato di leggere il post del blog di Selbmann sul possibile fallimento della famosa HMV, storica catena londinese di vendita di musica e […]