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theselbmann

Jean de Santeul aveva ragione. E anche Eddie Murphy. E anche Charles Darwin.

Irene Selbmann e Massimiliano CapoIrene Selbmann e l’Atroce Massimiliano Capo si confrontano in una piovosa mattinata, romana per lei, viterbese per lui. Lei ha in mano zaino, borsa, ombrello e smartphone, perché stanno testando se i discorsi filosofici vengono bene con Telegram quanto venivano bene con WhatsApp, o davanti alla torta alle fragole al McDonald’s a Valle Faul.

La torta alle fragole del McDonald’s a Valle Faul è liquida. Non perché sia veramente liquida, ma perché è frutto di una contaminazione, come è una contaminazione il McCafé. E si tratta di una contaminazione che piace a tutti, a parte alcuni sfortunati intellettualmente disagiati.

Viviamo in un tempo in cui un pakistano cucina un’amatriciana da sballo,i bambini italiani chiedono ai genitori di aiutarli ad intagliare le zucche di Halloween, a New York guidano la 500, la colazione a Viterbo si fa anche al McCafé, la pizza napoletana la fanno meglio a Torino e Platinette è più conservatrice della Thatcher.

La forza di trasformazione del mondo ormai sta tutta fuori dalla politica per come l’abbiamo conosciuta. E infatti la politica risponde solo come non dovrebbe, cioè con l’idea di regolare invece di aprire le maglie. Celentano direbbe che la politica non è rock. Ma adesso il rock va anche un po’ di meno, quindi diciamo che la politica non è Indie. Dovrebbe seguire i flussi melodici di Florence + The Machine, e invece continua a suonare l’oboe, che l’ultima volta che è stato avvistato giocavamo con il Sapientone ed erano gli anni 80, e già non lo suonava più nessuno. E visto che qui siamo sul Maldestro, dobbiamo dirlo che la destra non è Indie. Non spacca. Ancora non è in grado, se non in piccolissima ed eremitica parte, di proporre idee veramente nuove.

Perché, non prendiamoci in giro, i tempi sono cambiati, non ve ne siete accorti? Sarà per via del frigorifero o magari per Bobby Solo, ma i tempi sono cambiati. Alle radici si deve fare onore, perché sono figlie della fatica e dei sogni di chi è venuto prima di noi, ma si deve anche avere il coraggio di ringraziare, fare tesoro e guardare avanti, così poi magari un giorno qualcuno farà onore a te, che hai osato sognare e disubbidire, che hai osato dissentire. Perché nessuno ha fatto la storia guardandosi alle spalle, ma semmai lasciandosi roba dietro le spalle e costruendone di nuova.

Forse è davvero il momento di chiedersi che cosa vuole essere da grande la destra. E probabilmente la prima cosa che deve capire è con chi vuole parlare. Con chi vuole parlare la destra? Perché là fuori c’è di tutto, c’è un casino di gente e questo casino non è destinato ad acquietarsi. Là fuori ci sono studenti, disoccupati, immigrati, detenuti, genitori, figli, artisti, prostitute, alti, bassi, omosessuali, giovani, vecchi, imprenditori, simpatici, antipatici. E queste categorie sono mischiate fra di loro, liquide come la torta alle fragole di McDonald’s. C’è per esempio un imprenditore vecchio e immigrato, uno studente basso e omosessuale, un detenuto alto e giovane, una prostituta simpatica e, almeno ufficialmente, disoccupata, e potremmo continuare.

Chiunque siano quelle identità liquide che girano per le strade di Roma, Viterbo, Caltanissetta o Torino, dobbiamo parlarci, mescolarci tra di loro, lasciarci contaminare e farci liquidi pure noi. Se crediamo che la politica possa sopravvivere, non può essere la forza reazionaria che cammina in senso contrario alla contemporaneità, con un paio di pesantissimi scarponi da sci, deve necessariamente essere un flusso snello che corre al fianco dei mutamenti sociali con un paio di Gazzelle. Altrimenti resterà da sola, e lascerà da sole troppe identità, che non le vorranno più bene.

Ma questi sono solo pensieri in un venerdì piovoso, di un post-comunista e di una libertaria nostrana.

Massimiliano Capo: Fin qui ha scritto la libertaria nostrana Irene Selbmann che come al solito è due metri avanti a tutti.

A me, che sarei il post-comunista dei due, necessita di aggiungere due cosine in chiusura.

La prima è che se sostituiamo alla parola destra la parola sinistra il discorso fila lo stesso, segno evidente che sono cazzi per tutti.

La seconda è che sono proprio ed esattamente cazzi per tutti.

The Selbmann e l’Atroce ringraziano Oliviero Toscani per la foto che li ritrae nudi e felici.

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