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theselbmann

Jean de Santeul aveva ragione. E anche Eddie Murphy. E anche Charles Darwin.

Category Archives: Essere Intrepidi

Non c’è niente da fare. La mattina mi do il buongiorno con la mia amica a Barcellona (che non aggiorna il blog da molto più tempo di me) e ci diamo la stessa, affossante notizia. Giove ci odia. E anche Saturno.

E non è che questa cosa sia stata stabilità così, senza un’attenta valutazione delle fonti, leggendo il primo oroscopo che ci passa davanti. No no. La mia amica in particolare è diventata esperta in astrologia comparata, confronta più opinioni di astrologi accreditati, che hanno passato tutta la notte precedente ad osservare le stelle, i pianeti e la direzione dei volatili, arrivando ad un’unica conclusione. Giove ci odia. E anche Saturno.

Non ci stanno cazzi. E’ l’orrido verdetto. Ti puoi sbattere, puoi lottare o puoi far finta di niente, ti puoi dimenare e puoi anche piangere, eventualmente in modo scomposto, ma questo non cambierà nulla. Giove ci odia. E anche Saturno.

Ma, c’è una notizia positiva. Non ci odieranno per sempre. Le autorevoli fonti a nostra disposizione ci informano che si tratta di una situazione momentanea, che più o meno tra agosto e settembre cambierà, per lasciar posto a felicità totale, soldi a palate, amore selvaggio e fama mondiale.

Ok. Ma nel frattempo?

Nel frattempo Giove ci odia. E anche Saturno. Che fare? Come superare questi mesi che ci separano dalla gloria senza buttarsi nel Tevere io e dal Montjuic lei? Non è facile. Non basta tenere duro, non basta strigne le chiappe. Ci vuole qualcosa in più. Quel qualcosa va identificato, secondo noi, in un costante esercizio al piacere, alla ridolina indifferenza, alla studiata allegria, allo sfrontato lassismo. In una sola espressione, ci vuole frivola forza di volontà, non già orientata all’obbiettivo ma concentrata sul tratto di percorso minimo. Non mi spacco per resistere, mi incoraggio a lasciare andare quello su cui non ho un cazzo di potere, orientandomi sulla gioia effimera della frazione.

Una birra, un caffè, un paio di scarpe nuove, un po’ di ozio, una sveglia rimandata due volte anziché una, le favette di Terracina, cercare di non vestirsi troppo male…insomma i piaceri, costantemente i piaceri, per forza i piaceri, quando pensi no vabbè non lo faccio, ti devi esercitare a dire sì sì lo faccio.

Giove ci odia. E anche Saturno. Ma noi ce ne freghiamo. O almeno ci proviamo.

Di seguito, un’immagine dei nostri nemici:

giove-e-saturno

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Huu quanti ne ho visti di film così, come Water Lilies, quante ne ho lette di storie, racconti, romanzi, quante ne ho indovinate sull’autobus. Si somigliano un po’ tutte e in tutte c’è qualcuno che è come gli altri, ma anche che in fondo no, non è proprio come gli altri. In tutte poi c’è qualcuno che somiglia a qualcuno che conosciamo o abbiamo conosciuto, oppure somiglia a noi, il che è il male.

Per farla breve, sono le storie di quell’imbarazzo totale che è l’adolescenza. Totalissimo, un periodo allucinante. La coda bassa o la gelatina per fare i capelli dritti, i vestiti che non si capisce bene come ti sei vestito, le scarpe quasi sempre da ginnastica, i brufoli, lo zaino grosso, le magliette brutte in alcuni casi pure l’apparecchio. E poi il trucco messo male o non messo per niente. Nel primo caso sembri una battona, nel secondo una che ha appena pulito 12 cessi. Gli atteggiamenti troppo infantili o troppo da grande. Io non so perché Dio ci ha dato l’adolescenza. Certo che è un bel dispetto.

Anche ai protagonisti di questa storia Dio ha dato l’adolescenza. Poracci. Ce li hanno quasi tutti i disagi possibili. Ma a noi interessano quelli della protagonista, che è proprio il prototipo della tristezza. Marò che tristezza. Sto fisico che non sai bene se per Natale devi chiedere il primo completino intimo o  la casa delle fate, e poi tutto il resto, che già da solo basterebbe. No, non ti piace nessuno sport, non sei una persona sportiva, per di più negli spogliatoi saresti pure a disagio perciò per carità che schifo lo sport. E se per caso improvvisamente ti viene da iscriverti a nuoto sincronizzato è solo perché ti piace qualcuno che lo fa. Ah aspetta, se poi ti piace una che è una femmina come te, preparati ad un periodo di merda.

Quindi preparati a mesi e mesi di fraintendimenti, in cui ti troverai pure a darle consigli, a starci male se limona con qualcuno, a sbattere la capoccia sempre contro lo stesso muro, a far finta di niente. Insomma preparati a stare sott’acqua.

water lilies 2

Ah dimenticavo, se poi alla fine riesci, non si sa come, a limonarci te, penserà che ti serviva come esercizio, dal momento che non avevi mai baciato nessuno prima di lei. Oooh, che grama vita, figlia mia. Fortuna che solitamente dopo batoste del genere sono due le cose che ti capitano, in generale. Uno, ti segni per sempre, ma negativamente, e lì sono cazzi tuoi. Due, ti segni per sempre, ma almeno hai fatto il tuffo. Hai ancora quella maglietta di merda, rosa pallido, magari domani la buttiamo, eh? Hai ancora la tua amica sfigata ma sincera, e puoi scommetterci che non ti mollerà. Hai un’espressione serena, sembri felice per la prima volta in un’ora e venti di film. Fregatene del nuoto sincronizzato, sarai pure un po’ un morta adesso, ma sei a galla. Le ninfee stanno in superficie, mica sott’acqua.

water lilies

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Chi segue questo blog da tanto tempo (poraccio/a), sa che una delle mie serie tv preferite è senza dubbio Parenthood. In Italia non se la fila nessuno, ma io sì. Siamo ormai alla sesta stagione e io la seguo religiosamente, sebbene con un ritardo di circa 24 ore rispetto all’uscita delle puntate. La seguo grazie al crimine, Dio lo benedica. Ora, vorrei sottoporre alla vostra attenzione uno dei più bei dialoghi della serie, dall’ultimissima puntata. Max, uno dei miei personaggi preferiti, ha la sindrome di Asperger e nessun filtro. Ecco come gestisce la prima volta che gli piace una ragazza, in modo che io invidio da morire. Allego anche una velocissima traduzione sperando di riuscire a farvi cogliere il senso del dialogo:

DYLAN: Hey ciao Asperger.

MAX: Ciao Dylan, dobbiamo parlare.

DYLAN: Oook…di cosa?

MAX: Di quanto ti piaccio.

DYLAN: Non ti seguo, devi fare un passetto indietro…più di un passetto.

MAX: Capito. Sono venuto a sapere che c’è una scala di base riguardo all’affettività lungo la quale si muovono tutte le relazioni tra le persone. E quando un ragazzo e una ragazza fanno amicizia è importante capire in quale grado della scala si collocano i rispettivi sentimenti. 

DYLAN: Ah, mi sono po’ persa questa parte della conversazione ma posso arrivarci. Che opzioni ho?

MAX: La scala va da 1 a 5, dove 5 è il picco massimo di affetto e 1 segna decisamente la friendzone. Nel nostro caso mi piaci un 5. Ora, ho bisogno di sapere l’esatto punteggio dei tuoi sentimenti per me.

DYLAN: Ehm…che ne diresti di un 2?

MAX: …posso partire da un 2.

DYLAN: Sì?

MAX: Sì. 2 era più o meno il numero di mia madre per mio padre quando si sono incontrati, ma è cambiato nel tempo.

DYLAN: …capisco.

MAX: Sì. Ad ogni modo questa scala è fluida. Immagino di avere una decina di anni, o forse più, per farti cambiare idea. Ora devo andare a lezione. A più tardi, Dylan. 

DYLAN: …Hey Asperger…Forse 2 e mezzo. 

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