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theselbmann

Jean de Santeul aveva ragione. E anche Eddie Murphy. E anche Charles Darwin.

Monthly Archives: aprile 2012

Michael J. Fox è assolutamente fondamentale per chi è nato negli anni 80. Per essere degni di pronunciare il suo nome non basta aver consumato fino allo stremo la saga di Ritorno al Futuro. Bisogna spingersi un po’ oltre. Magari qualcuno sa che MTV ha di recente lanciato una serie che si chiama Teen Wolf. Io devo ammettere che non l’ho vista, neanche una puntata:

Quello che so è che questa serie c’entra eccome con Michael J. Fox, perchè è basata su un film di cui è stato protagonista e il cui titolo originale è proprio Teen Wolf. E per una volta devo dire che la traduzione italiana non è stata orrenda, perchè rende piuttosto bene l’idea del concetto intorno a cui ruota il film: Voglia di Vincere. Non so quanto la serie abbia in comune con l’originale, dovrei prima vederla. La sensazione è che abbiano lasciato un po’ da parte il lato più genuino della cosa, che si siano fatti prendere dalla sindrome di Twilight.

Perciò ignorerò l’esistenza di questa serie fino ad un concreto approfondimento e mi soffermerò sul film.

Premetto che una cosa la versione italiana se la poteva ampiamente risparmiare, e cioè il nome del protagonista. Dai, non puoi chiamare Marty uno che nel film originale si chiama Scott. Soprattutto perchè non è che perchè Michael J. Fox si chiama così in Ritorno al Futuro si deve sempre chiamare così in tutti i film! Perciò io lo chiamerò Scott.

Scott è un liceale sbarbatello e un po’ sfigato, che scopre di essere un licantropo. La cosa in realtà è di famiglia, perchè anche il padre è un licantropo. Quindi la prima lezione che si impara dal film è che se tuo padre è un licantropo, puoi giurarci che lo sei anche te, perciò occhi aperti e chiediti cosa sono qui peli che trovi in giro per casa, specialmente laddove in famiglia non c’è un cane.

Dopo un iniziale e direi comprensibile senso di sconvolgimento e disperazione, Scott capisce che la cosa può essere sfruttata a suo favore. Riesce a vincere le partite di basket che prima perdeva ignominosamente (anche a causa di un coach ispanico veramente inutile), conquista la bionda, bellona e maggiorata che desiderava tanto, soffiandola al più figo della scuola e ottiene anche ottimi voti a scuola. Insomma riesce ad avere tutto! Tutto quello che cui si sentiva un perdente senza speranza alcuna. Che poi è un po’ la parte che interpreta praticamente sempre Micheal J. Fox. E qui c’è la seconda lezione del film, e cioè che una roba che si prospetta come un vero casino potrebbe ache rivelarsi un culo pazzesco, il che non lo avresti mai detto così, a botta calda.

Peccato che Scott, tanto concentrato sul suo successo improvviso e inaspettato, inizia un po’ a perdere il contatto con la realtà. Abusa della sua posizione, diventa una persona diversa e lascia da parte cose importanti, come i veri amici, il padre, la ragazza che lo ama davvero (anche se, diciamolo, è un po’ più brutta della bionda, bellona e maggiorata). Ed ecco la terza lezione, e cioè che anche sul trono più alto del mondo, sei pur sempre seduto sul tuo culo, perciò fly down, anche perchè a lungo andare risulti antipatico.

Alla fine Scott capisce cosa conta davvero nella vita, decide di rimanere se stesso e… guarda un po’! Vince uguale! Così tutti sono contenti, specialmente la bruttina, che nel frattempo è rimasta lì in disparte ad aspettare che il tipo la smettesse di andare in giro a fare l’uomo lupo a tutto spiano e si accorgesse di lei. Modello di brava ragazzetta di provincia americana. Quarta lezione, tanto per cambiare, le cose che contano: famiglia, amici, onestà, impegno e tutta questa roba qui.

Tanti buoni sentimenti, insomma. Ma anche tanta roba che rimane nella storia, tanto cult per intenditori. Vogliamo parlare della scena del surf sul camioncino? Parliamone:

Sì, avevo scordato di dire che effettivamente la maschera da uomo lupo è particolarmente ridicola. Ma qui entra in scena un’ennesima lezione, quella fondamentale: anche se sei brutto che fai schifo, non è un problema se hai successo, la gente se ne accorge molto meno. Il problema è quando non ti si fila nessuno, lì sì che sei veramente brutto. Ma se hai successo potresti anche essere il tipico “brutto che piace”. Non serve fare esempi illustri, no? Pensiamo un attimo alla politica, allo spettacolo, all’imprenditoria e via dicendo. Fidati, se sei ricco e famoso sei meno brutto. La Contessa mi dice sempre: mejo puzzà dde mmerda che puzzà dde povertà. Mi sa che c’ha ragione.

Per i bambini e i mezzi adolescenti è un film da non perdere. Un bravo genitore non può evitare di far crescere i propri figli senza farli sognare che nella vita potranno godersi un momento come questo, quando Scott sceglie di non fare il lupo e vince (la canzone è fantastica):

E dopo questa esplosione di ottimismo, direi di passare al vero trash. Non lo so se è cosa nota, probabilmente non molto. Dopo l’uscita del film, uscì una serie animata che aveva lo stesso titolo.

La cosa migliore della serie è che ne esiste una versione spagnola che si chiama Hermano Lobo. Titolo assolutamente favoloso:

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CONTESSA: ‘Ndo te ggiri ce stanno queste due che pelano le patate, come se chiamano?

IO: Le Parodi..!

CONTESSA: Sì. A me me piace la Clerici.

IO: Ma è ‘na porcellona!

CONTESSA: Eh ma pe arrivà ‘ndo stanno tutte c’hanno un po’ de porcellonaggine.

IO: Ecco. A posto.

CONTESSA: Un altro che me sta sule scatole…Conti…quella tintarella je la strapperei. Poi ha perso in giro una ragazza, è stato fidanzato 8 anni co una. Io c’ho le nipoti giovani…ha fatto l’amore 8 anni, so tanti! E adesso sposa un’altra. Non lo sopporto più. Non te fidà dell’omini sa…quando me so sposata io erano altri periodi. Adesso se la minestra è salata divorziano. E lo so annata pure a votà io.

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Avete dato un’occhiata all’ultimo European Youth Poll?

Il 63,2% dei giovani intervistati non ritiene sbagliato scaricare da internet materiale soggetto a copyright. Il 70% non ritiene che si debbano rafforzare le regole sul copyright del materiale in rete.

Questi numeri si riferiscono alla maggioranza delle generazioni di ragazzi abituati a scaricare materiale dalla rete da quando hanno imparato a digitare il loro nome su una tastiera, che non hanno mai usato in vita loro una macchina da scrivere, che del copyright comprendono l’esistenza ma non il senso. È a loro che deve guardare il Parlamento europeo al momento di ratificare l’ACTA il prossimo giugno.

La sfida non si può vincere chiudendo la rete e aumentando le restrizioni. Se c’è una sfida da vincere (e c’è senz’altro) questa riguarda due aspetti fondamentali: la difesa del diritto alla privacy degli utenti, che significa anche e soprattutto non considerarli tutti potenziali violatori, raccogliendo i loro dati come farebbe la famigerata ‘precrimine’ inMinority Report,  e la ricerca e lo sviluppo di modalità innovative per far circolare liberamente i materiali in rete, puntando anzi ad una diffusione sempre maggiore degli stessi, che significa libero ed eguale accesso ai prodotti culturali.

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