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theselbmann

Jean de Santeul aveva ragione. E anche Eddie Murphy. E anche Charles Darwin.

Monthly Archives: giugno 2012

Se vai al paese e parli con la Contessa e suo fratello, è un po’ come leggere le epigrafi di Spoon River. Anche meglio.

Per esempio, c’è Massimo che se tu entri nel magazzino del negozio suo, vedi che ci stanno un mare di televisori vecchi, vecchissimi, e tutta altra roba vecchia. Radio… Tutte le cose, però, hanno un nome sopra, una targhetta, tutto a posto, in ordine. Eppure stanno là e ci resteranno chissà quanto. Perchè tu vai da lui con una sveglia e gli dici, mesà che ll’ho da bbuttà. E lui, nooo ma che bbutti! Questa se mettapposto! La prende e ci mette sopra una targhetta bianca col tuo nome. E la lascia là. Se la prende con calma la vita. E’ alto alto, e magrissimo. Se compri un televisore, lo provi e non funziona, vai là e gli dici:

Oh, non funziona.

Lui ti dice: Ah non funziona? E che j’hai fatto?

Niente j’ho ffatto!

Vabbè mmo vedemo, ripassa domani e vvedemo.

Tu ripassi, e gli dici: oh pel televisore?

Ti guarda e dice: che televisore?

Quello che ho ccomprato!

Ah! E che cc’ha?

Zio c’ha portato il telecomando. Non me funziona ppiù, mesà che ne devo pià uno novo. E Massimo, nooo ma che nnovo! Qua. E se torni il giorno dopo e gli chiedi del telecomando ti dice: Boh, chi sse ricorda ndo ll’ho mmesso. Si gira, ne vede uno senza targhetta e ti fa: Se tte serve, pia questo.

C’era uno che non era tutto, era mezzo matto. Diceva che voleva sposare Maria. Lo diceva sempre. Insomma, era uno ossessivo. Appunto, mezzo matto. E Maria ovviamente non lo voleva. Era quello che oggi chiameremmo stalker. Lo misero in manicomio per un po’ di tempo, per farlo rinsavire. Poi venne il momento di uscire. Era stato dentro un bel po’.

E gli dissero: mo tte devi rifà na vita…che ffarai? ddo vai?

E lui: Vo a sposà Mmaria!

E lo richiusero dentro.

Maria in realtà amava un altro. Anche se alla fine si amavano da lontano, come si faceva una volta. Si guardavano, si salutavano, si sorridevano. E questo bastava ad impegnarli quasi come un anello. Il papà di Maria non era d’accordo. Così Maria si sposò un altro e alla fine andò bene lo stesso. Quello di prima poi diventò pure ricco, perchè si aprì un parrucchiere vicino Palazzo Chigi. Andò bene lo stesso ma magari sarebbe andata anche meglio se li avessero fatti sposare.

Solo che alla fine, gira che ti rigira, io non sarei nata.

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Mia mamma m’ha fatto un regalo. Uno di quei regali che solo le mamme possono farti. Un regalo vero. Mia mamma m’ha regalato un enorme pezzo di parmigiano reggiano. Mangia, mangia, m’ha detto, che cc’ha ‘l ferro e ttu sse sempre debboluccia!

Odio quando dice che sono sempre deboluccia però poi alla fine ammetto che ha ragione. Mi sono portata a Roma capitale d’Italia sto pezzo di parmigiano e ci vado a nozze. Quando torno da lavoro, la prima cosa che faccio dopo essermi lavata le mani è tagliarne un pezzetto e gustarmelo. Io amo il parmigiano.

E pare che tanta altra gente ami il parmigiano. Ricordo che qualche tempo fa, in un momento in cui si vede che al telegiornale non sapevano che dire, presentarono una sottospecie di inchiesta farlocca, nella quale dicevano che aumentavano i furti nei supermercati. E uno dei prodotti più rubati era proprio il parmigiano. Per di più rubato fondamentalmente dai vecchietti, tra i ladri più frequenti. Poracci. Ho letto ultimamente su Metro che in un posto, mi pare in Toscana, hanno scoperto un poraccio che rubava pasta per far mangiare i figli. Le forze dell’ordine gli hanno pagato la spesa.

Però dice che il governo sta discutendo le politiche per la famiglia. Sì, la loro. D’altronde c’hanno i figli da far studiare all’estero, signora mia.

Tanto tempo è passato da quando mi scagliai contro l’assurdo rincaro del prezzo del parmigiano. Dicevano che dopo il fattaccio del terremoto sarebbe calato, perchè s’erano danneggiate le forme intere e valevano meno, e anche per spingere la gente a comprarlo, così da aiutare un po’ i terremotati.

Oggi entro alla Sma e..che ti trovo? Una scena desolante. Una di quelle cose che segnano la distinzione tra poveri e leggermente meno poveri. Una guerra tra pidocchi. Ve la vedete tra di voi, tra chi non può e chi ancora può, ma non sa per quanto.Perchè vedi, finchè trovi l’anti taccheggio su una bottiglia di costoso champagne francese, ci può al limite anche stare. Non è che lo bevi ogni giorno! Ma se lo trovi su uno degli alimenti base dell’italiano, una cosa che è abituato a mangiare nella minestrina da quando è nato, uno dei simboli dell’Italia, uno dei marchi più noti della nostra nazione e della dieta mediterranea…beh, le cose sono un po’ diverse. Mi repelle ideologicamente, mi rattrista e mi fa, come al solito, molto incazzare:

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Più scendi e più è caldo, e più e peggio, e più è caldo.

Scendi, scendi che sembrano le viscere della terra, ti avvicini al nucleo incandescente, che dicono sia fatto di roba bollente, di roba che non puoi immaginare quando scotti. Nessuno c’è andato mai, al nucleo, al centro della terra. Quindi che cosa ci sia davvero non lo sa nessuno. Finchè le cose non le vedi, non le tocchi, non le sperimenti, semplicemente non le puoi conoscere, non le puoi sapere.

Io mi sono fatta un’idea di quello che c’è al centro della terra. Me lo immagino un posto piccolo, una sfera gravitazionale nella quale, qualora dovessi sopravvivere, invocheresti la morte. Un posto dal quale è impossibile uscire, è impossibile respirare. La pelle inizia a sudare, manca il fiato, senti addosso sabbia, schifo e putridume. Non tanto puzza, non si tratta di quello, quanto proprio un senso di soffocamento continuo che ti accorcia il respiro. E tutto stringe, tutto si appiccica addosso come fossero milioni di mosche giganti.

Ma se dovessi trovarti in una situazione del genere, non temere. Non sei solo. Se insieme a tanta, tanta, tanta altra gente. E ne uscirai. In un tempo più o meno lungo, a seconda di quale sia la tua fermata. Ma ti assicuro che un giorno ne uscirai. Non sei al centro della terra. Sei nella Metro B di Roma capitale d’Italia. Dove sui treni ci sono ancora i disegni di graffitari che ormai sono nonni e non sfidano più il sistema. Dove per far passare l’aria aprono di qualche centimetro quei piccoli finestrini rettangolari. Ti accorgi che sono aperti solo perchè alla signora che sta proprio lì davanti, ogni tanto si muovono i capelli, ad un’improvvisa accelerazione. Poi tornano giù mogi mogi, umidi e rassegnati.

E tutto questo per cosa? A quale scopo? Ma è ovvio: per favorire l’odiosa ma potentissima lobby dei produttori di ventagli, il cui prezzo è destinato a salire a Roma nei prossimi giorni. Se ne hai uno, sopravvivi. Se non ce l’hai, crepi. Crepi o ti arrangi. Ma niente sarà efficace come un ventaglio.Vedrete che scoppierà uno scandalo: si scoprirà che i massimi capi supremi di Roma appartengono alla lobby dei produttori di ventagli.

Ho visto due signore che si sventagliavano con due dvd, uno dei due era sulla vita di San Paolo. Un ragazzo si sventagliava con un bollettino postale. La gente si sventaglia come può, usa di tutto. Per via della sua forma un po’ schiacciata, anche l’i-Phone può dare l’illusione di andar bene. Ma no, non funziona. E poi giornali di free press, domande di residenza, libri, opuscoli, volantini, depliant, il biglietto della metro, una lettera d’amore, la carta di credito, il cartoncino del panino di Mac Donald’s….

E poi c’è lui. Lui. Lui che ha la camicia da impiegato dell’Atac Roma, capitale d’Italia. Lui sta lì, e ha in mano un giornale ma non ci si sventaglia. Lui lo legge. Perchè deve dimostrare che voi c’avete callo, ma nun capite gnente. Io, addrittura, leggo.

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